La sofferenza psicologica del soggetto esposto a un evento traumatico o stressante è molto variabile e dipende dalle caratteristiche dell’evento, ma anche dalle caratteristiche della persona.
In alcuni individui può essere predominante il rivivere con paura i sintomi emotivi e comportamentali.
In altri, possono creare maggiore sofferenza gli stati d'animo anedonici o disforici e i pensieri negativi.
Altri ancora mostrano una preminenza di sintomi di arousal e reattivo-esternalizzanti, mentre in altri predominano sintomi dissociativi, come depersonalizzazione e derealizzazione.
Infine, alcune persone mostrano combinazioni di tutti questi sintomi.
Alcuni esempi di eventi traumatici/stressanti rigurdano: l’aggressione fisica (reale o minacciata), la violenza sessuale (reale o minacciata), l’essere presi in ostaggio, l’essere testimoni di attacco terroristico o di disastri naturali, l'essere coinvolti in gravi incidenti automobilistici, venire a "contatto" con gravi malattie (proprie e dei familiari).
L'evento traumatico può essere rivissuto tramite ricordi ricorrenti, involontari e intrusivi dell' evento (denominati “flashback”) o sogni che ripetono l'evento stesso. Spesso il soggetto evita gli stimoli associati all'evento traumatico o stressante, sia di tipo fisico che a livello di pensiero, ricordi e sentimenti. Evita inoltre di parlare dell'evento.
Può anche presentare stati dissociativi che durano da pochi secondi a diverse ore, o anche giorni, durante i quali vengono rivissute parti dell' evento.
L'individuo può così sperimentare una marcata diminuzione di interesse o partecipazione ad attività precedentemente piacevoli, una sensazione di distacco o estraneità rispetto ad altre persone, oppure una persistente incapacità di provare emozioni positive (soprattutto felicità, gioia, soddisfazione o emozioni associate a intimità, tenerezza e sessualità).
Spesso emergono un'aumentata risposta di allarme, una difficoltà di concentrazione e difficoltà nel sonno.
Non rari sono comportamenti di tipo autolesivo o suicidario.
Nei bambini piccoli è possibile che si verifichi una regressione dello sviluppo, come, ad esempio, la perdita del linguaggio.
I sintomi si possono manifestare a qualsiasi età, fin dal primo anno di vita. Insorgono in genere nei primi 3 mesi dopo il trauma, sebbene possa esservi un ritardo di mesi, o anche di anni.("espressione ritardata").
La durata dei sintomi può variare da alcuni mesi a tutta la vita, se non trattati.
Negli individui più anziani, il declino fisico, il deterioramento delle funzioni cognitive e l'isolamento sociale possono esacerbare i sintomi stessi.
I fattori di rischio (e protettivi) vengono suddivisi in fattori pretraumatici (fattori temperamentali, ambientali prima dell'evento, genetici e fisiologici), peritraumatici (gravità del trauma e minaccia percepita) e post-traumatici (fattori temperamentali e ambientali successivi all'evento).
Tali disturbi sono inoltre, quasi sempre, causa di alti livelli di disabilità sociale, lavorativa e fisica.
La compromissione del funzionamento si osserva all'interno degli ambiti sociale, interpersonale, evolutivo, scolastico, lavorativo e della salute fisica.
È quindi evidente come i soggetti che hanno subito eventi traumatici e stressanti, possano andare incontro a enormi difficoltà presenti e future. Un supporto psicologico costante risulta essere, insieme ad eventuale trattamento farmacologico iniziale, l’unico mezzo di intervento che può aiutare il soggetto a rialzarsi ed affrontare nuovamente la vita.