di Luca MAZZUCCO

Numerosi sono i sintomi psicologici negativi derivanti da eventi traumatici o stressanti, ma enormi possono essere anche le ripercussioni a livello sociale, scolastico/lavorativo e fisico. Per tali motivi un supporto psicologico precoce e costante risulta essere l’unico mezzo in grado di aiutare il soggetto a rialzarsi ed affrontare nuovamente la vita.

La sofferenza psicologica del soggetto esposto a un evento traumatico o stressante è molto variabile e dipende dalle caratteristiche dell’evento, ma anche dalle caratteristiche della persona.

In alcuni individui può essere predominante il rivivere con paura i sintomi emotivi e comportamentali.

In altri, possono creare maggiore sofferenza gli stati d'animo anedonici o disforici e i pensieri negativi.

Altri ancora mostrano una preminenza di sintomi di arousal e reattivo-esternalizzanti, mentre in altri predominano sintomi dissociativi, come depersonalizzazione e derealizzazione.

Infine, alcune persone mostrano combinazioni di tutti questi sintomi.

Alcuni esempi di eventi traumatici/stressanti rigurdano: l’aggressione fisica (reale o minacciata), la violenza sessuale (reale o minacciata), l’essere presi in ostaggio, l’essere testimoni di attacco terroristico o di disastri naturali, l'essere coinvolti in gravi incidenti automobilistici, venire a "contatto" con gravi malattie (proprie e dei familiari).

L'evento traumatico può essere rivissuto tramite ricordi ricorrenti, involontari e intrusivi dell' evento (denominati “flashback”) o sogni che ripetono l'evento stesso. Spesso il soggetto evita gli stimoli associati all'evento traumatico o stressante, sia di tipo fisico che a livello di pensiero, ricordi e sentimenti. Evita inoltre di parlare dell'evento.

Può anche presentare stati dissociativi che durano da pochi secondi a diverse ore, o anche giorni, durante i quali vengono rivissute parti dell' evento.

L'individuo può così sperimentare una marcata diminuzione di interesse o partecipazione ad attività precedentemente piacevoli, una sensazione di distacco o estraneità rispetto ad altre persone, oppure una persistente incapacità di provare emozioni positive (soprattutto felicità, gioia, soddisfazione o emozioni associate a intimità, tenerezza e sessualità).

Spesso emergono un'aumentata risposta di allarme, una difficoltà di concentrazione e difficoltà nel sonno.

Non rari sono comportamenti di tipo autolesivo o suicidario.

Nei bambini piccoli è possibile che si verifichi una regressione dello sviluppo, come, ad esempio, la perdita del linguaggio.

I sintomi si possono manifestare a qualsiasi età, fin dal primo anno di vita. Insorgono in genere nei primi 3 mesi dopo il trauma, sebbene possa esservi un ritardo di mesi, o anche di anni.("espressione ritardata").

La durata dei sintomi può variare da alcuni mesi a tutta la vita, se non trattati.

Negli individui più anziani, il declino fisico, il deterioramento delle funzioni cognitive e l'isolamento sociale possono esacerbare i sintomi stessi.

I fattori di rischio (e protettivi) vengono suddivisi in fattori pretraumatici (fattori temperamentali, ambientali prima dell'evento, genetici e fisiologici), peritraumatici (gravità del trauma e minaccia percepita) e post-traumatici (fattori temperamentali e ambientali successivi all'evento).

Tali disturbi sono inoltre, quasi sempre, causa di alti livelli di disabilità sociale, lavorativa e fisica.

La compromissione del funzionamento si osserva all'interno degli ambiti sociale, interpersonale, evolutivo, scolastico, lavorativo e della salute fisica.

È quindi evidente come i soggetti che hanno subito eventi traumatici e stressanti, possano andare incontro a enormi difficoltà presenti e future. Un supporto psicologico costante risulta essere, insieme ad eventuale trattamento farmacologico iniziale, l’unico mezzo di intervento che può aiutare il soggetto a rialzarsi ed affrontare nuovamente la vita. 


APPROFONDIMENTI (di seguito sono riportati anche articoli non correlati direttamente al DPTS ma comunque coinvolti, almeno in parte, con esso):

  • La Teoria polivagale elaborata da Stephen Porges e le sue ricadute sul trattamento dei traumi (per approfondire).
  • Il Mobbing è ormai riconosciuto come un evento stressante che può acquisire un ruolo centrale nella patogenesi dei disturbi psichiatrici (per approfondire).
  • La violenza domestica, alla stessa stregua di altre forme di violenza, è fortemente correlata al concetto di potere, e il suo fine ultimo non è solo quello di provocare dolore o sofferenza fisica, ma anche di sottomettere il proprio partner (per approfondire). Nei casi di violenza domestica la figura d’attaccamento è la stessa che perpetra la violenza e questo determina lo svilupparsi di molteplici rappresentazioni della relazione stessa (per approfondire). Importante è capire le dinamiche della vittimizzazione (per approfondire). Uno studio recente dimostra che, in aggiunta ai danni fisici, le donne che subiscono violenza domestica sono a maggior rischio per lo sviluppo di problemi mentali, quali ad esempio depressione e sintomi psicotici (per approfondire).
  • Ansia, Attacchi di Panico. Si può guarire !!!